domenica 25 maggio 2014

Caro Grillo, ora che farai?

So che non è molto accattivante questa grafica, ma non avevo voglia di perder tempo appresso a layout e bordi e riquadri e titoli e immagini.



I risultati delle votazioni effettuate ieri per il Parlamento europeo hanno sorpreso un po' tutti, soprattutto qui in Italia. Insomma, fa strano pensare che uno dei paesi che più ha accusato la crisi e la conseguente austerity europea (tedesca) sia anche la casa del primo partito nazionale del Pse, che non pare voglia mettere più di tanto in discussione questa Europa che, stando ai risultati elettorali, non è piaciuta proprio a tutti (vincono la Le Pen in Francia, Farage in Inghilterra, Tsipras in Grecia, l'estrema destra austriaca e gli euroscettici danesi). Probabilmente accadrà in Europa quello che è accaduto in Italia lo scorso anno: si dovrà lavorare per costruire una maggioranza parlamentare, perché se i numeri sono questi non bastano né ai popolari né tantomeno ai socialisti per governare. E a noi queste larghe intese proprio non ci piacciono.
Per una volta almeno potremo vantarci d'essere l'avanguardia europea, almeno politicamente parlando. Siamo maestri noi di larghe intese, di impicci, di coalizioni. Lo stesso Pd s'è ritrovato senza quel rosso sbiadito che gli era rimasto addosso, unica traccia rimasta di un glorioso passato andato via via scemando, passando per Ulivi ed Unioni, diventando un partito per tutti, diretta promanazione del suo nuovo leader Renzi, il nuovo saltimbanco della politica italiana. Un capolavoro la sua campagna elettorale, basata tutta sulla speranza e sull'Italia migliore che lui dice di rappresentare, contro gufi e malparlieri, tra battute e fatti concreti (per quanto discutibili, cosa c'è di più concreto di 80 euro al mese in busta paga?), il buon Matteo ha dimostrato d'essere l'unico vero spartiacque rispetto alla vecchia politica che Grillo tanto voleva distruggere. Almeno a quanto dicono le elezioni, sarà poi il tempo a illustrarci meglio.

Va detto, da queste elezioni il Movimento ne è uscito più che ridimensionato. Cinque punti in meno rispetto alle politiche dello scorso anno, circa la metà dei voti rispetto a quelli presi da Renzi e dal suo Pd. Perché questa debacle? Sarà vero che gli elettori hanno preferito le promesse e le speranze di Renzi alle distopistiche (o distopiche?) ed apocalittiche visioni di Grillo? Non lo so, eppure mi pare strano che si parli così poco dell'affluenza alle urne.

Circa il 49 per cento degli aventi diritto al voto non si è presentata alle urne. Di questa percentuale, una buona fetta sono sicuro avrebbe votato volentieri i Cinque Stelle. Perché il Movimento ha sempre attirato i voti di protesta, e l'astensionismo quando si presenta così imponente reca sempre con se un'onda di insoddisfazione, che se sfogata sotto forma di crocetta diviene quasi automaticamente voto di protesta.

E forse il problema di Grillo è stato proprio questo. Stavolta il voto di protesta è stato l'astensionismo dalla protesta grillina. Proverò ad essere più chiaro: durante questa campagna elettorale il Movimento Cinque Stelle si è presentato sempre come partito di rottura e di protesta, quando forse avrebbe dovuto comportarsi diversamente. Forse molti di quegli astenuti sono rimasti delusi dall'annata parlamentare Cinque Stelle. Forse sono rimasti delusi dalla campagna elettorale. Forse sono rimasti delusi dalla scarsissima autocritica del Movimento, dalla sua incapacità di rinnovarsi. Forse, tutti forse. Forse sarebbe il caso che i vertici del partito si chiudano in casa a discutere un attimino di questo pessimo risultato elettorale. L'effetto Renzi e gli 80 euro in busta paga avranno inciso, ma non si possono dare tutte le colpe agli altri. Perché un'opposizione diversa serve a questo paese, e il Movimento Cinque Stelle, nonostante non raccolga tutte le mie simpatie, è risultato essere di vitale importanza per la politica italiana, portando una ventata di freschezza in un'aula che da decenni puzzava di stantio.

E fa strano dopo anni ed anni commentare una tornata elettorale senza neanche nominare Berlusconi.